Intervista a Sara Marino, a cura di Rita Angelelli

Benvenuti, creature della notte e amanti del fantastico! Oggi apriamo le porte della nostra cripta letteraria per accogliere una giovane e talentuosa autrice che ha saputo trasformare l’ordinaria città di Prato in un palcoscenico straordinario di vampiri, demoni e avventure mozzafiato. Stiamo parlando di Sara Marino, una scrittrice che, armata di penna e fantasia, ha conquistato il cuore dei lettori con le sue storie ricche di mistero, coraggio e un pizzico di oscurità.

Nata il 6 gennaio 1979 (sotto un cielo che già prometteva magia), Sara ha trovato l’ispirazione tra le pagine dei libri letti accanto a suo nonno, che le ha insegnato a sognare in grande e a non arrendersi mai. Una lezione che ha seguito alla lettera, regalando ai suoi fan non una, ma ben quattro avventure mozzafiato con la saga di “Rebecca & Marcus” e due titoli per ragazzi, “L’ombra del demone” e “Il mio demone”, entrambi giunti fino ai lettori olandesi.

In questa intervista, ci addentreremo nei meandri oscuri della sua immaginazione, scoprendo come nascono i suoi personaggi immortali e cosa significa scrivere di vampiri e demoni in una città toscana. Ma attenzione: questa chiacchierata non è per i deboli di cuore! Tra morsi di curiosità e spiriti ribelli, preparatevi a conoscere la mente brillante dietro alcune delle storie più intriganti degli ultimi anni.

Allacciate i mantelli e affilate i canini: l’intervista a Sara Marino sta per cominciare!

1) Se potessi inserire un personaggio reale nella trama di uno dei tuoi libri, chi sarebbe e che ruolo avrebbe?
R. In realtà ho usato un sacco di personaggi reali nei miei libri. Spesso come personaggi di contorno. Sono personaggi reali che nella vita, spesso incontro quasi tutti i giorni. Però uno, in un libro era il più chiaro e definito. Una vicina, poco simpatica che casualmente viene poco capita e parecchio bistrattata. Diciamo che fa una brutta fine.

2) Hai mai sognato una storia o un personaggio che poi hai trasformato in un libro?
R. La saga di Rebecca&Marcus nasce proprio da un sogno. Un sogno molto vivido in un momento ben particolare della vita. Poi più lucida l’ho definita. Diciamo però che Marcus, il protagonista, gnocco era nel sogno e gnocco ho voluto definirlo nel libro. Gli occhi vogliono la loro parte.

3) Se uno dei tuoi personaggi ti avesse scritto una lettera, cosa pensi che ti avrebbe detto?
R. Tra tutti i miei personaggi, credo che Lucas, della saga di Rebecca&Marcus, sarebbe quello che avrebbe qualcosa da ridire. Lui è il personaggio bistrattato su tutta la saga. Ama la protagonista che ama un altro. Lotta, si ferisce, litiga con tutti e resta comunque solo. I restanti personaggi hanno storie ben definite e lui resta così, al palo. Se potesse, mi morderebbe ben bene.

4) Hai un rituale o una superstizione legata alla scrittura, come una penna fortunata o un luogo speciale dove scrivere?
R. Sulla scritturo no, nessun rituale, solo forse l’abitudine di tenere sempre un blocco accanto a me. Il mio rituale ricade più sulla rilettura. Devo farla nel letto, di sera, al buio. Immersa completamente nel libro per capire se ciò che volevo scrivere è arrivato su carta. Certo poi le occhiaie della mattina dopo, sono poco carine, ma ci sta tutto.

5) Qual è la scena o il dialogo più strano che hai mai scritto e che hai deciso di tenere nel tuo libro?
R. Mi piace inserire spesso scene divertenti nei miei libri. Scene un po’ sopra le righe ma in una di queste, Rebecca insieme a Lucas nota il suo abbigliamento. Il vampiro indossa un paio di pantaloni molto aderenti e la battuta classica “li hai messi con il burro”, viene ribattuta dalla risposta di lui che le ricorda che essendo morto e non dovendo respirare, aiuta molto.

6) Se potessi parlare con te stesso del passato, quale consiglio di scrittura ti daresti?
R. Consiglierei alla me del passato di non avere paure, di essere più intraprendente, di non farsi fermare non tanto dal mondo esterno, ma da quello interno e che comunque la scrittura è una parte bella della vita.

7) Hai mai scritto una scena così brutta che anche il tuo computer ha cercato di cancellarla da solo?
R. Durante la rilettura di un libro, non dirò mai quale, all’improvviso word, mi comunicava che la lingua irlandese per la correzione non era supportata. Diciamo che in quel momento, perfino il pc era consapevole che avevo scritto una castroneria. Il problema fu tornare all’italiano dato che non avevo la minima idea su come ero arrivata lì.

8) Ti capita mai di leggere i tuoi vecchi scritti e pensare: “Chi ha scritto questa roba? Sicuramente non io”?
R. Assolutamente sì. Spesso rileggendo specialmente i vecchi scritti penso che forse, pur essendo astemia, ero ubriaca nello scrivere certe cose. Frasi assurde, situazioni che non hanno né capo né coda e personaggi surreali, e per una che scrive preferibilmente fantasy è tutto un dire.

9) Quanto tempo passi davvero a scrivere e quanto a fare finta di scrivere mentre scrolli sui social?
R. Ah Ah Ah diciamo che il distrarsi è dietro l’angolo. Basta un attimo, un bip di notifica e si scivola nello scrollare qualche social. Però sono diligente, quando devo scrivere, correggere o cercare notizie, lo metto silenzioso e girato sul tavolo o letto. Almeno ci provo.

10) Quando firmi i libri durante gli eventi, hai mai fatto un autografo così brutto da pentirtene subito?
R. Assolutamente sì. Ho una calligrafia terribile. Il 60% dei miei autografi è scritto da una gallina impaurita.

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