Intervista a Renato Ghezzi, a cura di Rita Angelelli

Signore e signori, oggi abbiamo il privilegio di fare due chiacchiere con un uomo che sembra avere almeno tre vite parallele – e non escludiamo che in una di queste sia impegnato a colonizzare Marte. Renato Ghezzi, ingegnere elettronico per vocazione (e pazienza), ha deciso, un giorno del 2017, di mettere da parte i suoi circuiti – probabilmente stufi di essere i protagonisti – per dedicarsi al meraviglioso caos della scrittura. Da allora, è diventato un esploratore delle storie, un alchimista di parole, un creatore di mondi e, soprattutto, un narratore che sa come mescolare ironia, storia e fantasia in un cocktail letterario decisamente esplosivo.

E cosa ha prodotto il vulcanico Ghezzi? Beh, facciamo prima a dirvi cosa NON ha scritto. Tra romanzi storici, racconti fantastici, manuali di scrittura e perfino cronache di viaggi, l’autore si è trasformato in una sorta di Marco Polo delle lettere. Non vi basta? Aggiungiamo che le sue opere spaziano dall’hockey su ghiaccio – con una storia ispirata alla vera vicenda di Rudi Ball, l’unico ebreo che giocò per la Germania nazista alle Olimpiadi invernali del 1936 – fino alla Stazione Centrale di Milano, trasformata in un teatro di misteri e visioni degne di un film noir psichedelico.

Prendiamo, per esempio, il diario di viaggio di Ghezzi e della moglie nel sud-ovest dell’Inghilterra. Potreste pensare: “Un diario di viaggio? Beh, niente di nuovo.” E invece no! Perché in questo racconto on the road l’auto a noleggio diventa una macchina del tempo e dello spazio, portando i due esploratori (e i lettori) a incontrare personaggi come Re Artù, Jane Austen, il mastino dei Baskerville e persino Aleister Crowley. Insomma, un viaggio tra la realtà e il fantastico, in cui le tappe sono monumenti e cattedrali, ma anche le nostre fantasie e immaginazioni più sfrenate.

E non dimentichiamoci della sua raccolta Troppa realtà fa male – perché, diciamocelo, chi non è d’accordo con questo titolo? Con trasformazioni, visioni e fantasmi, questi racconti ci ricordano che l’impossibile è sempre lì, a un passo dalla nostra quotidianità, pronto a irrompere e a trasformare la nostra vita. E se pensate che il fantastico debba per forza essere complicato o lontano, Ghezzi vi farà cambiare idea, portandovi nei meandri della nostra mente e del nostro inconscio – senza dimenticare qualche risata di tanto in tanto, perché, come direbbe lui, prendersi troppo sul serio è il primo passo per sbagliare strada.

Ma aspettate, non è finita! Ghezzi è anche l’autore di un romanzo che ci riporta al 1971, l’anno in cui un hippie americano e un professionista cinese del ping-pong cambiarono la storia del mondo. Sì, avete capito bene: ping-pong. La “Diplomazia del Ping-Pong” – che di per sé suona già come il titolo di un film cult – racconta la vicenda vera di Glenn Cowan e Zhuang Zedong, due atleti che, tra una pallina e l’altra, aprirono un dialogo tra Stati Uniti e Cina, portando Nixon e Mao a stringersi la mano. Una storia che mescola sport, politica e personaggi straordinari, ma che, come sempre, nelle mani di Ghezzi diventa qualcosa di più: un’avventura umana, ironica e toccante.

Insomma, Renato Ghezzi non si limita a scrivere: inventa, esplora, sperimenta. Che stia raccontando una storia di sport, un viaggio nell’Inghilterra letteraria o un racconto fantastico, il suo stile è sempre sorprendente, ricco di spunti e mai, mai banale. Quindi, preparatevi: questa intervista sarà come i suoi libri – un viaggio scoppiettante e imprevedibile. E ricordate: troppo realtà fa male, ma una dose di Ghezzi può fare miracoli!

1) Se potessi inserire un personaggio reale nella trama di uno dei tuoi libri, chi sarebbe e che ruolo avrebbe?
L’ho fatto tante di quelle volte che non saprei da che parte cominciare. Eroi sportivi, falliti, autori, re e regine: c’è di tutto nei miei libri. Il più curioso? Un cane fantasma.

2) Hai mai sognato una storia o un personaggio che poi hai trasformato in un libro?
Non un libro intero, ma un racconto sì. “Florence” di “Troppa realtà fa male” è nato da un sogno. Ovviamente nel sogno l’eroe ero io.

3) Se uno dei tuoi personaggi ti avesse scritto una lettera, cosa pensi che ti avrebbe detto?
Ironico: Kate di “Seconda possibilità” mi avrebbe scritto: “C’era proprio bisogno di questo libro? Io stavo bene con il mio fidanzato!”
Serio: mi piacerebbe ricevere un biglietto da Frances di “La pace viaggia in autobus”, con scritto: “Grazie per aver fatto rivivere mio figlio.”

4) Qual è la scena o il dialogo più strano che hai mai scritto e che hai deciso di tenere nel tuo libro?
Credo sia il mio incontro con il fantasma di Shakespeare. Lui è stato molto cortese ma penso che abbia trattenuto una certa irritazione. Vedi risposta alla penultima domanda.

5) Se uno dei tuoi libri venisse trasformato in un videogioco, come lo immagineresti?
Mi piacerebbe fosse ispirato a “Riempiendo il cielo inglese di miraggi”. Sarebbe una Quest con tanti personaggi, buoni o cattivi, salti temporali, fantasmi, avventure, pericoli. Missione: trovare l’elisir. E prima, l’auto a noleggio.

6) Se avessi solo un mese per scrivere un libro in un posto completamente isolato, dove andresti e perché?
Andrei in un piccolo residence di Anterivo, in AltoAdige. Conosco bene Paola, la proprietaria, e il posto. Ci sono stato lo scorso settembre con due autrici di Mezzelane, che possono confermare. Luogo tranquillo, isolato, meraviglioso. Ideale. Ciao, Paola!
Però, devo dire: una volta ho scritto alcuni capitoli di “Seconda possibilità” in agriturismo. Isolato, tranquillo. Al ritorno a Milano ho rifatto tutto. Forse ho bisogno del caos dentro e fuori per scrivere.

7) Hai mai scritto una scena così brutta che anche il tuo computer ha cercato di cancellarla da solo?
Sì! Le prime versioni di “Seconda possibilità” contenevano molti più capitoli. Al quinto il mio Pc si è addormentato dalla noia, poi si è ripreso e mi ha detto: “Se non cancelli tutta questa fuffa non ti faccio continuare!”

8) Hai mai inventato un titolo stravagante solo per attirare l’attenzione, tipo “Come conquistare il mondo in 10 capitoli”?
“Troppa realtà fa male” come ti sembra?

9) Se un personaggio del tuo libro diventasse reale, chi ti farebbe causa per diffamazione?
Temo Shakespeare, per averlo chiamato “collega”.

10) Quando firmi i libri durante gli eventi, hai mai fatto un autografo così brutto da pentirtene subito?
La mia firma è sempre uno scarabocchio! Piuttosto, ho fatto dediche sbagliate, a Tizio invece che a Caio, ed è estremamente imbarazzante!

Potete trovare i libri di Renato sul nostro https://negozio.lemezzelane.eu/, nei migliori store del web e in tutte le librerie d’Italia su ordinazione.