Intervista a Valentina Nuccio, a cura di Rita Angelelli
C’è chi vive per raccontare storie e chi, come Valentina Nuccio, le storie le crea, le respira, le rincorre e le lascia scoppiare come fuochi d’artificio tra le righe dei suoi libri. Nata in Puglia, terra di vento, mare e ulivi, Valentina ha portato con sé il calore e la passione del Sud anche a Monza, dove oggi vive con la sua famiglia. Ma non lasciatevi ingannare dalla geografia: il Salento è sempre presente nelle sue storie, nelle sue parole e nel suo modo di raccontare la vita.
Valentina non è solo una scrittrice: è un ciclone di creatività che trasforma tutto ciò che tocca. Dal giornalismo, che l’ha vista collaborare con testate locali e nazionali, alla narrativa, dove ha esordito nel 2013 con Ritratti Estemporanei, ogni passo del suo percorso è un tributo alla forza delle parole. Ma è nei suoi romanzi più recenti che ha davvero trovato la sua voce, raccontando non solo storie, ma pezzi di vita vera, con personaggi che rimangono con il lettore ben oltre l’ultima pagina.
Con Quando cadranno tutte le foglie, Valentina ci ha portato tra i ricordi e i misteri di una famiglia pugliese, facendoci vivere il viaggio di Emma, un’insegnante precaria che scopre una verità capace di cambiarle la vita. Con Terra d’ombra bruciata, invece, ci ha trascinato al centro della lotta per la giustizia ambientale, narrando la trasformazione di Piera, una donna che trova la sua forza proprio nel dolore e nella bellezza della città pugliese. Ogni sua opera è una finestra su mondi in cui la realtà si mescola con l’intensità delle emozioni, e dove le storie personali si intrecciano con temi universali.
Ma chi è davvero Valentina Nuccio? È una donna che sa vivere con il piede sull’acceleratore, senza mai perdere la curiosità di guardarsi intorno. Sposata e mamma di Enea e Victoria, con una gatta che sembra una co-protagonista della sua vita, Valentina ama viaggiare, scoprire e – soprattutto – lottare per ciò in cui crede. Dai segreti nascosti in una valigia alle battaglie contro l’inquinamento, il suo lavoro non è mai solo narrativa: è uno specchio del nostro tempo, un grido di speranza e una chiamata all’azione.
Oggi è qui con noi per condividere la sua visione del mondo, raccontare le storie dietro i suoi libri e svelare cosa significa essere una scrittrice che non ha paura di sporcarsi le mani con la realtà. Preparatevi a un’intervista piena di energia, ironia e profondità, perché con Valentina ogni parola è un passo verso un’avventura. E, come sempre, non ci sarà niente di scontato.
1) Hai mai sognato una storia o un personaggio che poi hai trasformato in un libro?
Sì, la storia di mio nonno che poi ho raccontato in quando cadranno tutte le foglie. Un uomo mite, dal passato in secondo piano che improvvisamente diventa il protagonista del libro della nipote. Lui ancora non ci crede!
2) Se uno dei tuoi personaggi ti avesse scritto una lettera, cosa pensi che ti avrebbe detto?
Mi avrebbe detto: “Perché non mi fai dire parolacce? Ce ne vorrebbero tante!”
3) Hai un rituale o una superstizione legata alla scrittura, come una penna fortunata o un luogo speciale dove scrivere?
Ho il mio vecchio anzi vetusto pc. Mi è stato regalato da mio marito nel lontano 2012 e nonostante faccia fatica a fare gli aggiornamenti e scoppi di foto, non ho il coraggio di cambiarlo. È il mio fedele compagno di scrittura. Poi, quando inizio a scrivere un nuovo libro, schematizzo il tutto dall’inizio alla fine su una Moleskine. Penserete ancora carta e penna? Ebbene sì, lo ammetto. Ma così tutti sanno come farmi felice a Natale!
4) Se non fossi uno scrittore, quale sarebbe la tua professione alternativa ideale?
Avrei fatto la storica. Sono una grande appassionata di storia che continuo a studiare per cultura personale.
5) Se uno dei tuoi libri venisse trasformato in un videogioco, come lo immagineresti?
Immagino Piera, protagonista di Terra d’ombra bruciata che spara e sgretola la fabbrica dell’acciaio. Uno sparatutto molto interessante.
6) C’è una parola o una frase che trovi irresistibile e che usi spesso nei tuoi libri?
Amo la parola contemporaneamente per due fattori. Il primo è che è così lunga da permettermi, mentre la scrivo o la pronuncio, di pensare a come continuare la frase. La seconda perché mi rappresenta in quanto faccio più cose nello stesso momento, direste multitasking.
7) Qual è il commento più bizzarro che hai ricevuto da un lettore?
Una volta una ragazza mi disse: “Ti seguo ad ogni presentazione che fai in Puglia. Non sono una stalker ma vorrei essere come te” e io le risposi che non si perdeva niente a essere come me 🙂
8) Hai mai rubato idee da amici o parenti senza che loro se ne accorgessero?
Sì, molto spesso. L’illuminazione, il superamento del blocco dello scrittore è avvenuto in posti e con persone insolite. Attraverso le conversazioni tra altri che ascolto distrattamente, ho sciolto molti dubbi e definito nuove scene.
9) Ti capita mai di leggere i tuoi vecchi scritti e pensare: “Chi ha scritto questa roba? Sicuramente non io”?
Sì, quando rileggo ogni tanto capita. Come se ci fosse un’altra Valentina, quella notturna e spesso con la testa fra le nuvole. È capitato di scrivere di notte e di rileggere il mattino seguente e pensare… Devo dormire di più!
10) Quando firmi i libri durante gli eventi, hai mai fatto un autografo così brutto da pentirtene subito?
Sì, mi è capitato. Scrissi “a Laura” ma la donna si chiamava Francesca. Così senza farmene accorgere sostituii il libro con un altro, attendendo una Laura che arrivò dopo circa sei mesi.
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