Intervista a Lorena Marcelli, a cura di Rita Angelelli

Oggi abbiamo con noi Lorena Marcelli, una scrittrice che di certo non ha paura di cambiare pelle… o genere letterario! Nata nel 1965, vive in Abruzzo, lavora in un Ente pubblico e, nel tempo libero, ha scritto più libri di quelli che molti di noi riescono a leggere in un anno. Parliamo di oltre venti romanzi… e no, non sono tutti uguali.

Lorena ha iniziato a scrivere nel 2011 e, da allora, ha collezionato premi, applausi, ovazioni… e scusate se è poco… e collaborazioni con editori del calibro di Sperling&Kupfer, Rizzoli, Emma Books ed Edizioni Tripla E. Oggi pubblica con Le Mezzelane Casa Editrice, alternando romanzi storici, thriller e storie d’amore che farebbero battere il cuore anche al lettore più cinico.

Ma non finisce qui! Perché Lorena ha anche un alter ego più audace: con lo pseudonimo di Laura Fioretti, si è tuffata nel mondo dei romanzi erotici, e uno di questi è stato persino tradotto in inglese e tedesco. Insomma, un’autrice che sa come scaldare l’atmosfera, in tutti i sensi.

In questa intervista, però, non aspettatevi le solite domande serissime su ispirazione e processo creativo. Noi vogliamo scoprire cosa c’è davvero dietro le quinte: curiosità, segreti e, perché no, qualche aneddoto imbarazzante. Lorena è pronta a rispondere… voi siete pronti a scoprirlo?

1) Se non fossi uno scrittore, quale sarebbe la tua professione alternativa ideale?
Se non fossi uno scrittore, la mia professione alternativa ideale sarebbe fare il pittore. La pittura offre un modo straordinario per esprimere emozioni, pensieri e storie senza bisogno di parole. Mi affascina l’idea di trasformare un semplice foglio o una tela in un’esperienza visiva che può evocare reazioni profonde negli altri. La possibilità di giocare con colori, forme e texture mi permetterebbe di esplorare la realtà in modi nuovi, dando vita a mondi immaginari e riflettendo sul mondo che ci circonda. Inoltre, come la scrittura, la pittura è un processo personale che consente di connettersi con gli altri attraverso la propria visione unica, e sarebbe un modo perfetto per comunicare ciò che non sempre può essere detto a parole

2) Qual è il commento più bizzarro che hai ricevuto da un lettore
Un lettore mi ha scritto dicendo che, dopo aver letto uno dei miei romanzi ambientati in Irlanda, ha sviluppato una strana voglia di “fondersi con la nebbia” e di “diventare una delle pietre antiche dei dolmen”. Mi ha spiegato che sentiva un’irresistibile attrazione a camminare nei paesaggi verdi, come se fosse diventato parte di loro, pronto a lasciare che il vento irlandese gli sussurrasse segreti millenari. Non solo voleva visitare l’Irlanda, ma desiderava anche “assaporarne l’anima”, come se il suo corpo si trasformasse in una pietra consumata dal tempo. Un commento davvero curioso e poetico!

3) Ti capita mai di leggere i tuoi vecchi scritti e pensare: “Chi ha scritto questa roba? Sicuramente non io”?
Sì, capita e ti sembra di non riconoscere più la persona che l’ha scritto, o almeno la persona che eri in quel momento. Può essere sorprendente vedere quanto si sia evoluti nel pensiero, nella scrittura o nelle prospettive. A volte sembra che un’altra persona, con una mentalità diversa, abbia messo giù quelle parole. Mi è anche capitato di pensare: “ma ero ubriaca, quando ho scritto queste schifezze?”

4) Quanto tempo passi davvero a scrivere e quanto a fare finta di scrivere mentre scrolli sui social?
È un bel mix! La realtà è che spesso si inizia con l’intenzione di concentrarsi sul lavoro, ma poi ci si lascia distrarre facilmente. Tra una riflessione e l’altra ci si ritrova a scorrere sui social, magari in cerca di ispirazione o semplicemente per una pausa. Ma in fondo, scrollare sui social può essere un modo per “ricaricare le batterie” o prendere una pausa creativa, anche se può sembrare che il tempo venga sprecato…mettiamola così, dai.

5) Hai mai litigato mentalmente con uno dei tuoi personaggi perché non seguiva la trama che avevi in ​​mente?
I miei personaggi fanno spesso quello che vogliono, senza seguire la trama. Io decido una cosa e, mentre scrivo, la scena esce completamente diversa rispetto alla mia idea. Quindi sì, litigo mentalmente con quasi tutti, e lo faccio anche molto spesso.

6) Hai un rituale o una superstizione legata alla scrittura, come una penna fortunata o un luogo speciale dove scrivere?
Non ho un vero e proprio rituale o superstizione, ma ammetto che l’ambiente in cui scrivo può influenzare molto la mia creatività. Mi piace scrivere in un posto tranquillo, dove posso concentrarmi senza interruzioni, magari con una tazza di tè o caffè vicino, o un bel bicchiere di vino bianco (meglio questo). La penna, però, ha un suo valore simbolico: se la scrittura è a mano, adoro usare una penna che scorre fluidamente, quasi come se il flusso delle parole fosse facilitato dal suo movimento.

7) Se avessi solo un mese per scrivere un libro in un posto completamente isolato, dove andresti e perché?
Se avessi solo un mese per scrivere un libro in un posto completamente isolato, credo che sceglierei un luogo che stimola la riflessione e la creatività. Un posto dove l’unica compagnia sia la natura e la propria mente. Potrei scegliere una piccola baita in montagna, magari nelle Alpi o in qualche angolo remoto delle Dolomiti, circondata da foreste e montagne innevate, oppure un piccolo paese irlandese. Perché? La tranquillità totale, senza distrazioni, mi permetterebbe di immergermi completamente nel processo creativo. La natura, con il suo silenzio interrotto solo dai suoni dei ruscelli e del vento, sarebbe il contesto perfetto per pensare, scrivere e riflettere. Inoltre, l’isolamento favorirebbe una connessione profonda con le idee e un’introspezione senza dover interagire con altre persone che vivono con te, e che spesso, fanno perdere tempo.

8) Se potessi parlare con te stesso del passato, quale consiglio di scrittura ti daresti?
Probabilmente mi direi di non avere paura di scrivere in modo imperfetto. A volte, nel tentativo di scrivere qualcosa di “perfetto” finivo per bloccare il flusso creativo. Il consiglio sarebbe di scrivere senza giudicare troppo il proprio lavoro mentre lo si crea, di lasciare che le parole fluiscano liberamente senza cercare subito la perfezione. Poi di non temere i fallimenti: ogni scrittura, anche quella che non diventa mai un libro, è parte del percorso di crescita come scrittore. Facile a dirsi, difficile da mettere in pratica.

9) Se un personaggio del tuo libro diventasse reale, chi ti farebbe causa per diffamazione?
Sicuramente il Vescovo Richard De Ledrede, personaggio che ho odiato profondamente nell’Enigma del Battista. Probabilmente l’ho reso ancora più perfido di quanto fosse in realtà, e lui non avrà gradito il mio punto di vista.

10) Se uno dei tuoi personaggi ti avesse scritto una lettera, cosa pensi che ti avrebbe detto?
Se uno dei miei personaggi mi avesse scritto una lettera, probabilmente mi avrebbe chiesto qualcosa di molto sincero, forse una riflessione sul suo destino o sul suo ruolo nella storia. Magari avrebbe chiesto perché l’ho messo in una situazione difficile o, al contrario, avrebbe cercato di scoprire cosa lo aspetta nel futuro, se c’è speranza per lui o se è destinato a restare intrappolato nelle sue scelte.
Immagino che potrebbe cominciare così:
“Caro autore,
mi trovo spesso a chiedermi se davvero avessi una scelta, se quello che ho fatto è stato il mio vero desiderio o se è stato il frutto delle tue decisioni. Ogni volta che scrivi una parola, mi domando se stai cercando di punirmi o se davvero credi che questo sia il mio cammino. Perché mi hai fatto affrontare tutto questo? Ci sarà una fine soddisfacente o devo semplicemente rassegnarmi a essere parte di una storia che non è la mia?
In attesa di una risposta,
Maria (personaggio di Kintsugi)”

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