I segni di interpunzione

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Oggi parliamo del punto esclamativo, del punto di domanda e dei puntini si sospensione, perché pare che nulla sia scontato e ovvio.
Mi accorgo sempre più spesso, leggendo soprattutto i vari testi che mi vengono proposti da alcuni scrittori esordienti, che c’è parecchia confusione sul punto esclamativo, interrogativo, sui puntini di sospensione e anche sul NUMERO degli stessi da usare ogni volta.
Pare che il numero dei punti esclamativi usati dagli scrittori in erba sia direttamente proporzionale all’enfasi che vogliono dare alla frase, e che il modo di fare venga esteso al punto di domanda e ai puntini di sospensione.
Mettiamo in chiaro qualcosina:

  • Il punto esclamativo indica già, di per se stesso, un’esclamazione. Lo si usa per segnalare un tono enfatizzante di sorpresa, sensazioni forti o grida. Dunque nel segno di interpunzione “!” è già compresa la forza, l’enfasi, l’allegria, la rabbia. Scrivere più di un punto esclamativo non aggiunge nulla alla frase e non offre al lettore una visione più enfatica e completa. Usatelo con parsimonia! Se rileggendovi a voce alta, usando l’intonazione giusta,  vi viene un enfisema polmonare per i troppi punti esclamativi usati, credo che ci sia qualche cosa che non va nel vostro testo. Il punto esclamativo si pone anche nel mezzo di una frase (sempre uno, eh!) creando una pausa qualitativa, es: “quando lo assaporai, ahime!, mi sentii svenire per quanto era piccante.
  • Il punto interrogativo si usa ogni qual volta si deve scrivere una domanda nel discorso diretto, mi pare ovvio, ed è obbligatorio a differenza del punto esclamativo, altrimenti il senso della frase cambia totalmente e spiazza il lettore. Ne basta uno! Ne discorso indiretto non è necessario mettere il punto di domanda, basta scrivere la frase nella maniera giusta: Enrico mi chiese il perché del mio atteggiamento verso la vita (nel discorso diretto sarebbe stato: "Perché hai questo atteggiamento verso la vita?")
  • I puntini di sospensione, come dice la parola stessa, indicano una sospensione del discorso, un’interruzione, una pausa eloquente. Essi sono tre (3), non uno di più né uno di meno. Si usano per preparare il lettore a un qualcosa che non si vuole esprimere di getto, a  una metafora, per esempio,, o per invitare il lettore a trarre le sue conclusioni al termine di un racconto o di un articolo, all’inizio e alla fine di una citazione, alla fine di una serie per indicare che la serie stessa continua. Dopo i puntini si usa la maiuscola solo se essi indicano la fine del periodo.

Un altro errore comune è lo spazio prima del segno di interpunzione e questo vale per ogni segno: lo spazio dattilografico va messo SOLO dopo il punto di interpunzione, non prima.
Adesso cari scrittori in erba provate a leggere questa frase:
“E’ chiaro!?!”
e ditemi che tono gli dareste.
La stessa frase: “E’ chiaro!?” è la versione corretta, a voi capire il senso, ma se volete riempire un foglio di segni di interpunzione… fate pure.
 
Il Direttore Editoriale
Anna Rita Angelelli