Tra fango e luce: il battito disturbato di Rancuore – il 12 aprile a Bologna

Il 12 aprile a Bologna presso Fondazza Numero Uno
Via Fondazza 1 e Bologna Michelangelo presenta Rancuore

Nel magma poetico di Rancuore, Michelangelo Giuffrida – alias Khan Klynski – ci consegna un’opera che non è solo una raccolta di versi, ma un attraversamento emotivo, un viaggio sporco e necessario dentro il cuore storto delle cose. Ogni poesia è un frammento appuntito, un gesto che taglia, che si rompe addosso al lettore e gli lascia addosso le schegge.

Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti. Rancuore è un neologismo, una creatura ibrida tra rancore e cuore, tra la rabbia trattenuta e la parte più fragile e pulsante dell’essere. È un ossimoro vivente, come la scrittura che lo anima: furiosa e tenera, barocca e scarna, lucida e allucinata. È una parola nuova per dire un dolore antico che però oggi, in questo tempo alienato e urlato, assume forme nuove.

Quello che fa Klynski non è poesia di superficie. È una poesia che si addentra, che non teme la confusione, che accetta l’incoerenza e la trasforma in ritmo. Il linguaggio è scardinato, riscritto, dopato di suoni, pieno di torsioni fonetiche e visive. Allitterazioni ossessive, paronomasie ipnotiche, costruzioni che si srotolano e si attorcigliano come pensieri in loop. La sintassi si spezza, si contrae, si espande. La punteggiatura scompare e riappare come un battito irregolare. C’è un’eco costante tra forma e contenuto, come se la parola stessa fosse carne viva, che pulsa, che geme, che tenta di non esplodere.

La struttura del libro è attraversata da intervalli – testi ibridi tra prosa e poesia, tra diario e invettiva – che creano pause solo apparenti. In realtà sono i momenti in cui l’autore si espone ancora di più, si mette a nudo senza filtri, nel pieno della vertigine. Sono stanze d’aria in un percorso in apnea.

Tematicamente, Rancuore è un labirinto di vissuto: amore, perdita, alienazione, rabbia, vergogna, desiderio, memoria, ironia, delirio. La voce poetica attraversa il trauma e lo decostruisce, lo osserva da dentro. Non si cerca salvezza immediata. Si cerca di restare. Di attraversare. Di nominare il dolore senza abbellirlo. Eppure, nel buio, qualcosa brilla. Una fame di luce, dichiarata apertamente: “Te lo devo, perché sono un cieco in cerca di cielo senza ceto. E ho fame di luce!”

Non c’è mai compiacimento, non c’è vittimismo. Ma nemmeno consolazione facile. Rancuore è un’opera che chiede al lettore di farsi complice, di reggere il peso del testo e di accettare di non capirlo sempre. È poesia che ti scava, non che ti abbraccia. E che proprio per questo ti resta dentro.

In un’epoca in cui la parola è spesso svuotata, addomesticata, fatta immagine da post, Klynski la riconsegna alla sua dimensione più cruda e vera: come lama, come graffio, come possibilità.

Nota biografica

Khan Klynski, pseudonimo di Michelangelo Giuffrida (Bologna, 1978), è un autore trasversale che nasce come artista visivo e performer, ma trova nella scrittura poetica la forma più diretta per affrontare il caos del vivere. Dopo anni di sperimentazione tra pittura, performance, scrittura narrativa e digitale, approda a una poesia radicale, senza mediazioni, in cui forma e contenuto si mescolano in un corpo unico. Rancuore, uscito per la collana “Carmina” dell’Associazione LetterarieMenti, è il suo debutto editoriale in poesia, e si presenta come una raccolta-manifesto: una cartografia emotiva, fonica e politica che attraversa il linguaggio, l’identità e il disagio sociale con voce inconfondibile.

Klynski vive e scrive ai margini delle definizioni, in un territorio dove la parola non si rifugia, ma esplode.

Via Aspettiamo il 12 aprile a Bologna!