Io, in questa foresta urbana, non mi ritrovo più di Andrea Cirilli
Nel cuore pulsante della modernità, tra i riflessi freddi del vetro e il clangore incessante dell’acciaio, Andrea Cirilli ci offre un’opera poetica che è al contempo una confessione e un grido. “Io, in questa foresta urbana, non mi ritrovo più” è una raccolta che si muove con passo incerto, come chi cerca un sentiero in una selva di cemento, e trasforma il disorientamento in versi taglienti e meditativi.
Cirilli esplora l’esilio interiore dell’uomo contemporaneo, alienato e frammentato, costretto a convivere con un senso di precarietà emotiva e identitaria. Le sue poesie ritraggono un io lirico alla costante ricerca di un punto fermo, di una radice a cui aggrapparsi in un mondo che sembra sfuggire di continuo, trascinato dalla frenesia e dalla superficialità delle relazioni moderne.
L’immagine della “foresta urbana” emerge con forza come metafora di un ambiente ostile e impersonale, che tuttavia nasconde un richiamo ancestrale alla natura e all’autenticità. Questa tensione tra alienazione e desiderio di riconciliazione permea l’intera raccolta, tessendo un filo conduttore che lega ogni componimento. Le città diventano così scenari simbolici di una solitudine collettiva, mentre i versi si fanno eco di una nostalgia per ciò che è stato perduto o che non è mai stato vissuto.
Nella sua “Ballata delle anime che non si sono incrociate”, Cirilli tratteggia con straordinaria efficacia il paradosso delle connessioni virtuali e dei contatti fugaci che caratterizzano la società odierna. Le immagini di corpi in transito, amori consumati con la rapidità di un acquisto al supermercato, e sogni sminuzzati dal tempo, restituiscono un senso di spaesamento universale. Eppure, sotto questa superficie disincantata, vibra una sottile speranza: la ricerca di un senso, di una comunione, di un risveglio interiore.
La forza di questa raccolta risiede nella capacità dell’autore di dare voce a emozioni complesse e talvolta contraddittorie: il desiderio di appartenenza e la paura di essere inghiottiti dalla massa; la sete di vita e l’immobilità imposta dalla disillusione; la brama di autenticità e la tentazione della fuga. Cirilli affronta queste tensioni senza fornire risposte facili, ma con la consapevolezza che la poesia stessa può essere un atto di resistenza e di riconciliazione.
Già autore di due precedenti raccolte poetiche, “La vita in mezzo” e “Dei luoghi o della loro assenza”, Cirilli conferma con quest’opera la propria maturità artistica, dimostrando una straordinaria sensibilità nel cogliere le crepe e le ferite dell’animo umano. La sua scrittura, pur nella semplicità del linguaggio, si distingue per immagini evocative e metafore incisive, che trasformano il caos urbano in uno specchio in cui il lettore può riconoscersi e interrogarsi.
“Io, in questa foresta urbana, non mi ritrovo più” è più di una raccolta poetica: è un viaggio interiore che invita a rallentare, a riflettere, a riscoprire il valore della connessione autentica con la natura e con sé stessi. In un tempo in cui il rumore sembra soffocare ogni voce interiore, Cirilli ci offre un prezioso spazio di ascolto e di respiro.
Rita Angelelli
Direttore editoriale LetterarieMenti Gruppo Editoriale.
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