Intervista ad Andrea Ansevini, a cura di Rita Angelelli
Benvenuti a questa chiacchierata frizzante e senza peli sulla lingua con un vero vulcano di creatività: Andrea Ansevini! Scrittore, poeta, paroliere, tastierista, fotografo… insomma, un artista a tutto tondo che, se fosse un coltellino svizzero, avrebbe almeno 28 funzioni diverse!
Nato ad Ancona ma residente a Polverigi – dove, a quanto pare, non si dorme mai, come suggerisce il titolo di uno dei suoi libri – Andrea ha alle spalle una produzione letteraria da far impallidire anche la biblioteca di Hogwarts. Con oltre 2800 poesie, più di 300 racconti e ben nove libri pubblicati, è chiaro che la sua penna non conosce il blocco dello scrittore.
Ma non finisce qui! Andrea è anche un musicista che ha suonato in una band, inciso album e condiviso melodie con la sua musa ispiratrice, nonché moglie, Adele. In pratica, un duo che mette in rima persino la lista della spesa. E quando non scrive o compone? Scatta fotografie ed espone le sue opere, dimostrando che l’arte, per lui, non ha confini.
Con un palmarès di premi letterari e riconoscimenti nazionali e internazionali, è persino riuscito a salire sul palco degli “Oscar delle Stelle” – sì, avete capito bene, roba da tappeto rosso e applausi scroscianti.
Oggi siamo qui per scoprire cosa si nasconde dietro la sua penna che spruzza inchiostro su ogni pagina bianca che trova. Non a caso, ovviamente.
Quindi, mettetevi comodi, preparate un caffè (o un bicchiere di vino, non giudichiamo) e lasciatevi travolgere dal mondo di Andrea Ansevini: un artista che non conosce limiti, tranne forse quello di smettere di scrivere… ma ne parleremo tra poco!
1) Se potessi inserire un personaggio reale nella trama di uno dei tuoi libri, chi sarebbe e che ruolo avrebbe?
R. Mi piacerebbe inserire Stephen King. Me lo immagino sia come voce narrante, ma anche come un potenziale serial killer che commette atroci delitti. Ce lo vedrei molto bene, conoscendo itutti i suoi libri.
2) Hai mai sognato una storia o un personaggio che poi hai trasformato in un libro?
R. Sì, l’ho sognato. Parlo di Michele Rovito, il protagonista dei miei sei libro che hanno come tema la “porta”.
3) Se non fossi uno scrittore, quale sarebbe la tua professione alternativa ideale?
R. Data la mia passione per la musica mi vedrei come ho già fatto in passato: tastierista e paroliere in un gruppo musicale.
4) Qual è il commento più bizzarro che hai ricevuto da un lettore?
R.“Mi hai fatto sentire come fossi dentro al tuo libro. Ma che ti fumi quando scrivi?” E la risata esplose fragorosa.
5) Se avessi solo un mese per scrivere un libro in un posto completamente isolato, dove andresti e perché?
R. Andrei sulla Luna. Lì sono sicuro che non arriverebbe mai nessuna persona a rompermi le scatole, perché quando scrivo non devo dipendere da niente e nessuna persona, posso fare come mi pare.
6) Hai mai litigato mentalmente con uno dei tuoi personaggi perché non seguiva la trama che avevi in mente?
R. Ultimamente sì, perché lui vuole fare una cosa ma io voglio farne fare un’altra, quindi non riusciamo a trovare un accordo.
7) Se potessi parlare con te stesso del passato, quale consiglio di scrittura ti daresti?
R. Di non arrendersi mai e di andare avanti a scrivere, qualsiasi cosa accada e che mi diranno di modo da inseguire i proprio sogni e le proprie passioni che ha.
8) Hai mai rubato idee da amici o parenti senza che loro se ne accorgessero?
R. Alcune idee e pensieri ci sono finite nei miei libri, quindi, ogni tanto sì, così le storie sembrano ancora più vere.
9) Se potessi cancellare una pagina del tuo libro senza che nessuno lo sapesse, quale sarebbe e perché?
R. Cancellerei, anzi strapperei via la pagina dei ringraziamenti. La metto sempre in ogni libro sperando di fare cosa gradita e nessuna persona che la legge, la leggono in pochissimi. Se le persone interessate l’avessero fatto mi avrebbero anche ringraziato, quindi questa pagina.
10) Ti capita mai di leggere i tuoi vecchi scritti e pensare: “Chi ha scritto questa roba? Sicuramente non io”?
R. Ogni tanto li vado a leggere di nuovo e spesso ho detto questa frase.
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