Intervista a Roberto Ricci, a cura di Rita Angelelli

Benvenuti a questa speciale intervista che promette di regalarvi brividi ed emozioni forti! Oggi abbiamo l’onore di ospitare un autore capace di trasformare ogni parola in suspense e ogni pagina in un viaggio nel terrore. Stiamo parlando di Roberto Ricci, meglio conosciuto come “Il parrucchiere del brivido”!

Nato e cresciuto ad Ancona, dove vive e lavora come parrucchiere, Ricci ha saputo intrecciare forbici e penna, creando storie taglienti e incalzanti che hanno conquistato lettori e spettatori. La sua carriera di scrittore prende il volo nel 2012, quando vince il Premio Racconti nella rete con il thriller “Il Cappotto”, trasformato poi in un cortometraggio di grande successo. Da quel momento, non si è più fermato, pubblicando raccolte come “Respiro Tagliente” e “Buio Rosso” e scrivendo racconti che sono diventati cortometraggi premiati in festival internazionali, come “La Goccia Maledetta”, vincitore dell’Hollywood Blood Horror Festival nel 2020.

Con titoli come “Nero Corvino”, “L’acconciatura malvagia”, “La bambina delle violette” e “Cinema assassino” pubblicati da Le Mezzelane Casa Editrice, Ricci continua a sorprendere e spaventare il pubblico, dimostrando che la paura può essere un’arte raffinata e irresistibile.

Preparatevi, dunque, a scoprire i segreti, le ispirazioni e i retroscena delle sue storie da brivido. Accendete la luce, controllate sotto il letto e mettetevi comodi… oppure no, non fate proprio nulla perché non sarà un’intervista come tutte le altre… forse.
In ogni caso, mettetevi comodi (ma non troppo) perché l’intervista con Roberto Ricci sta per iniziare!

1) Se potessi inserire un personaggio reale nella trama di uno dei tuoi libri, chi sarebbe e che ruolo avrebbe?
R. Direi Cristiano Malgioglio, e lo vedrei bene come direttore di un bordello per sole donne, luogo nel quale avvengono dei sanguinari omicidi ai danni di qualche sventurato gigolò. Sarebbe originale un omicidio al ritmo di “Mi sono innamorato di tuo marito”.

2) Hai mai sognato una storia o un personaggio che poi hai trasformato in un libro?
R. Ho sognato la storia del racconto “Il Cappotto”. Ricordo che mi svegliai nel cuore della notte e presi un veloce appunto per non dimenticarla. Visto poi che con quel racconto è partita la mia carriera di scrittore, direi che ho fatto bene a perdere una mezz’ora di sonno.

3) Se uno dei tuoi personaggi ti avesse scritto una lettera, cosa pensi che ti avrebbe detto?
R. Se la lettera me l’avesse scritta il fotografo Stephen Maggi, uno dei protagonisti del romanzo “L’immagine Malvagia”, credo che sarebbe stata una lettera di fuoco. Poveretto. Avrebbe ragione di essere incavolato nero. L’ho presentato al pubblico come un personaggio viscido, ambiguo, sospetto assassino e frequentatore di festini con droga e sesso promiscuo. Un sesso anche decisamente spinto e sadomasochistico.

4) Hai un rituale o una superstizione legata alla scrittura, come una penna fortunata o un luogo speciale dove scrivere?
R. Più che un rituale è un’abitudine. Scrivo sempre nella mia postazione in un angolo del soggiorno e con sottofondo di colonne sonore dai principali film thriller e horror.

5) Se non fossi uno scrittore, quale sarebbe la tua professione alternativa ideale?
R. La professione alternativa ideale posso dire già di averla ed è quella di parrucchiere. Ma non mi dispiacerebbe poter essere anche un noto regista di film gialli e horror. Insomma, sempre lì intorno giriamo.

6) Se uno dei tuoi libri venisse trasformato in un videogioco, come lo immagineresti?
R. In realtà un mio racconto è diventato veramente un videogioco, e questo è capitato nel mediometraggio “E’ Solo Un Gioco”, tratto dal mio omonimo racconto. Comunque, sarebbe un videogioco pieno di azione, spaventi, sangue e momenti “hard”, esattamente come i miei romanzi. Un videogioco vietato ai minori di 18 anni.

7) Se avessi solo un mese per scrivere un libro in un posto completamente isolato, dove andresti e perché?
R. Mi piacerebbe poter scrivere un romanzo chiudendomi per un mese dentro a un castello isolato. Proprio uno di quei castelli usati per girare film di fantasmi e vampiri. Ho sempre subito il fascino di quel tipo di ambientazione. Dracula poi, è da sempre il mio personaggio horror preferito. Quanto avrei voluto essere Bram Stoker e inventare io la figura di quel vampiro. Finora ho scritto solo un paio di racconti ambientati in un castello. Dovrò decidermi a scriverci un romanzo vero e proprio.

8) Quante volte ti sei detto: “Questo sarà il libro che mi farà ricco” e poi hai riso amaramente?
R. Quando ho pubblicato il mio primo libro con casa editrice ho pensato, ma sarebbe più giusto dire “ho sognato”, di diventare ricco e famoso.
Poi, iniziando a frequentare l’ambiente della scrittura ho incontrato talmente tanti morti di fame (e di fama), che mi sono immediatamente ricreduto. Amaramente ricreduto.

9) Hai mai inventato una scusa assurda per non scrivere, tipo “devo osservare come cresce l’erba”?
R. No. Scrivo soltanto quando ho voglia e soprattutto ispirazione. Ho provato a volte a farlo a comando, ma scrivo cose talmente tanto brutte, che il computer si spegne da solo per non farmi proseguire.

10) Quando firmi i libri durante gli eventi, hai mai fatto un autografo così brutto da pentirtene subito?
R. Io da sempre firmo i libri allo stesso modo. Per chiunque. Ovvero: “A tizio/a con simpatia e con la speranza di farti un pochino di paura. Se poi fosse tanta, ancora meglio. Il parrucchiere del brivido Roberto Ricci.”
Sembra una dedica carina, ma chi possiede più libri miei, di diverso trova soltanto la data. Speriamo non se ne siano ancora accorti.
Alle persone a me più vicine, cambio la parola simpatia con la parola affetto.

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